lunedì 30 dicembre 2013

precisazioni e nuove immagini che sviluppano il tema

Mi sono reso conto di aver utilizzato in maniera impropria il termine  “non luoghi” nel mio primo post e per questo mi ritrovo a rettificarne.
In realtà ho utilizzato tale  termine in maniera personale, dandone cioè un’interpretazione diversa da quella del suo ideatore (non sto a farvi la filologia del termine che però è un neologismo recente ideato da un sociologo francese).
Cito Wikipedia: Marc Augé definisce i nonluoghi in contrapposizione ai luoghi antropologici, quindi tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Fanno parte dei nonluoghi sia le strutture necessarie per la circolazione accelerata delle persone e dei beni (autostrade, svincoli e aeroporti), sia i mezzi di trasporto, i grandi centri commerciali, gli outlet, i campi profughi, le sale d'aspetto, gli ascensori eccetera. Spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, sospinti o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane o come porta di accesso a un cambiamento (reale o simbolico). I nonluoghi sono prodotti della società della surmodernità, incapace di integrare in sé i luoghi storici confinandoli e banalizzandoli in posizioni limitate e circoscritte alla stregua di "curiosità" o di "oggetti interessanti". Simili eppure diversi: le differenze culturali massificate, in ogni centro commerciale possiamo trovare cibo cinese, italiano, messicano e magrebino. Ognuno con un proprio stile e caratteristiche proprie nello spazio assegnato. Senza però contaminazioni e modificazioni prodotte dal nonluogo. Il mondo con tutte le sue diversità è tutto racchiuso lì.I nonluoghi sono incentrati solamente sul presente e sono altamente rappresentativi della nostra epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta (non solo nel campo lavorativo), dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da un individualismo solitario. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abita.

Ecco nel mio progetto vado alla ricerca di luoghi che sono diventati nonluoghi  a causa del loro abbandono o dell’abbandono degli usi sociali che li rendevano utili. Tali situazioni possono essere ancora utilizzate in alcuni casi ma in molti casi non danno origine più ad alcuna relazione tra individui quindi sono più che altro luoghi che sono rimasti da soli in mezzo alla modernità e hanno perso la loro identità data dal loro uso. 
Cercherò di approfondire con le immagini questa mia interpretazione  e se nel corso del lavoro mi dovessi rendere conto che il termine è completamente fuorviante o fuori tema cambierò il titolo in corsa.


Nelle immagini di oggi proseguo con lo stesso soggetto...ma stavolta si tratta di un luogo ancora utilizzato all'interno di una contrada di montagna abitata...come dimostrano le mollette e la spazzola per lavare i panni...


domenica 29 dicembre 2013

Inizia il progetto fotografico "non luoghi"


Inizia oggi un progetto fotografico che ho in mente da un po'...i non luoghi sono tutti quei posti che si trovano nelle nostre città e nei nostri paesi e che non hanno una vera identità o perché l'hanno persa nel tempo come nel caso dell'immagine di oggi, perdendo il loro uso o la loro funzione o perché per definizione non hanno mai avuto un vero utilizzo (approfondiremo con immagini nei prossimi giorni).

Quello di oggi è un lavatoio pubblico...ad oggi abbandonato ed invaso dalle erbacce e dall'immondizia ma che sicuramente ha servito per anni la contrada in cui si trova, anch'essa ora non esiste più di fatto perché inglobata nella città. Quello che una volta doveva essere un luogo di lavoro ma anche di aggregazione sociale del quartiere ora è un non luogo stretto tra la strada, un benzinaio e la campagna, e privo di qualunque utilizzo...